Gente di Toscana: Andrea Pomini
Andrea Pomini è un giovane creativo fiorentino amante dell’arte e del bello. Professionale sul lavoro, che definisce tecnico, ma inguaribile adolescente ama creare i suoi mashup con il solo ausilio del suo smartphone. Il suo bellissimo profilo instagram (@pomo_fi appunto) è molto seguito non solo da persone comuni ma anche da artisti e vip del calibro di Natalie Imbruglia.
Cosa è un “mashup”?
Questo termine, solitamente utilizzato nell’ambito della musica, è riferito al lavoro dei deejay nel creare un qualcosa di nuovo da due o più brani diversi semplicemente mixandoli e alternandone le parti. Andrea o Pomo per gli amici, ne ha preso in prestito il significato adattandolo al suo particolare modo di creare arte. Ha iniziato ad associare fotografie a quadri elaborandoli in perfetti mix di colori utilizzando esclusivamente applicazioni per smartphone. Dopo aver già realizzato due mostre, con in ponte tanti altri ambiziosi progetti ci chiediamo qual’è il vero sogno di Andrea Pomini? Cosa significa per lui la parola arte? Lo abbiamo chiesto a lui!
“Il sogno è una componente molto importante della mia vita. Il riuscire a raggiungerlo ma anche solo cercare di rappresentarlo, donargli consistenza.
Il mio vero sogno consiste nel raggiungere il mio prossimo obbiettivo e non appena si realizza alzo l’asticella e riparto.
Una nuova mostra, ogni nuovo lavoro o l’apertura di uno studio dove poter lavorare e creare un’esposizione permanente. I traguardi non mancano e ce ne saranno di nuovi. L’arte è uno scambio di emozioni, attraverso qualsiasi mezzo. L’arte è intorno e dentro ognuno di noi e l’unica speranza di salvezza.”
Parlaci della tua città e dalla regione in cui vivi, la bella Toscana: “bella davvero e con molte facce. Dall’arte alle campagne fino al mare, alle sue meraviglie conosciute nel mondo io ne voglio aggiungere un’altra: la sua gente. Poi c’è Firenze che per me è sinonimo di amore. Come tutti gli amori a volte fa arrabbiare ma poi ti fermi a guardarla e torna il sorriso e l’orgoglio di poterla chiamare casa.”
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